Associazione Culturale Restauriamo

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Restauro e Sostenibilità.


Facendo il restauratore sono un privilegiato, non mi è difficile trovare il tempo ed il silenzio per poter appunto ragionare un po' sulla natura vera dei nostri giorni. E' così che che arrivo sempre alla conclusione che io (e forse tutti coloro che mi sono accanto) sono trattato dai media, e quidi da chi li controlla, come un topino da laboratorio: una cavia che deve alzarsi dal letto e cominciare a trotterellare per questo martoriato pianeta facendo ciò che le viene indicato di fare. E che cosa è indicato a questa cavia di fare? Comperare, buttare e comperare nuovamente. Niente anomalie, niente di unico e raro, introvabile o eccentrico, prezioso ed irripetibile... no no, comperare cose banali, che tutti abbiano, vogliano e conoscano, e soprattutto riconoscano, quindi marcate, griffate e standardizzate. Ma per poterne vendere e buttere tante devono essere prodotte da grosse industrie, così grosse che in Italia neanche ci sono, bisogna andare in Cina o in Bangladesh per trovare dei formicai umani in grado di produrre tutte queste cose usa-e-getta a costi irrisori. Ahi ahi, mi dico quindi, così non va.


Così non va per molti motivi, uno più serio e grave dell'altro:

 

non va perché noi esseri umani, con una creatività unica nel mondo animale, con un cervello che è in grado di farci emozionare, commuovere di fronte al bello, se ci facciamo convincere dai media che una borsetta industriale o un cellulare multifunzione sia ciò che ci dà gioia, allora significa che ci vogliono far regredire, vogliono trasformarci in un branco di ciechi compratori (e votanti) incapaci di autonomia, dipendenti dalle scelte che altri fanno per noi.

non va perché ci dobbiamo chiedere, per costare così poco, come sono prodotte le infinite quantità di cose che ci infiliamo in casa: con che materiale, sfruttando il lavoro di chi e dove, con materiali che una volta finiti nella spazzatura, cioè poco dopo il loro acquisto, andranno bruciati negli inceneritori e con quali conseguenze?

non va perché in questo modo spendiamo i nostri soldi per economie lontane, consegnandoli nelle mani di persone senza scrupoli totalmente al di fuori della nostra comunità.

non va perché l'uomo è artigiano per natura, l'uomo è soddisfatto quando le sue mani realizzano cose, non quando è inserito in una catena di montaggio, alienato da ciò per cui è nato, ossia creare.

non va perché la domenica non si va più al parco o al museo, ma in un grande magazzino.

 

Per tutti questi ed altri motivi ritengo che noi tutti dovremmo opporci fortemente a questo indegno tentativo di banalizzazione e standardizzazione collettiva al quale siamo quotidianamente sottoposti.

Da sempre l'uomo ha ricercato e bramato l'unicità, il manufatto eccezionale... beh, sono riusciti a farci credere che per noi sia importante non quello che non ha nessuno, ma quello che hanno tutti. Assurdo. La nobile wunderkammer trasformata in una stanza con due tablet, sei jeans e tre borse prodotte in milioni di esemplari? Siamo al paradosso, e non ce ne accorgiamo.

L'opporsi a tutto questo parte proprio dal recupero, dal riuso, più che mai se la conservazione riguarda oggetti sani, d'uso, realizzati con materie pure ed eterne che richiedono solo un'ordinaria manutenzione. Mobili, lampade, pietre, piatti, quadri, libri, ma anche auto, bici, abiti ed ombrelli che non devono essere abbandonati solo per accontentare l'opprimente bulimica richiesta dell'industria internazionale, a discapito della salute dei nostri corpi, del nostro mondo e soprattutto delle nostre menti.

Noi restauratori possiamo rappresentare in questa fase storica figure di riferimento proprio per la finalità della conservazione: abituiamoci a vedere il recupero come una risorsa globale, indispensabile per preservare il meraviglioso ambiente che ancora abbiamo attorno, ma anche per preservare le meravigliose menti libere e aperte che ancora non cedono al plagio della banalità.

 

Leonardo Dingi, restauro metalli Bologna